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gli interpreti italiani sono davvero più spontanei?

Ultimo Aggiornamento: 20/05/2008 08:12
11/05/2008 10:03
 
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vorrei chiedervi un giudizio su quello che sto sperimentando qui in belgio.

il mio prof di violino di qua suona benissimo ed espressivissimo, ha inciso anche da solista e suona ovunque, insomma uno forte. gli direi persino di provare ad incidere bach, per come lo fa bene.
il punto della discussione, la cosa che mi ha lasciato un po' a pensare è questa: lui quando suona è tutto calcolato dall'inizio alla fine. ogni millimetro di arco, ogni piccolo vibrato, ogni rallentando et cetera ceteraque. in una maniera impressionante. il risultato è che quando ha stabilito tutti i parametri musicali in un pezzo, e gli ha dato una forma definita e compiuta, a quel punto secondo me te la suonerà in maniera identica per tutta la vita (a meno che non decide di cambiare qualcosa). con questo non voglio dire assolutamente che è una macchinetta e basta, ve l'ho già detto che è espressivissimo che mi piace tanto come suona, ma è che pure l'espressività è calcolata al millesimo.

secondo voi quando si è dei grandi musicisti, bisogna proprio raggiungere questo livello di controllo? non bisogna lasciarsi andare e affidare un piccolo spazio che so un 15%, al caso, a ciò che ti viene fuori al momento e in base a come ti senti?
o secondo voi sto soltanto straparlando come un povero sentimentalista?



11/05/2008 12:13
 
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Samucito, 11/05/2008 10.03:


o secondo voi sto soltanto straparlando come un povero sentimentalista?




secondo me no, cmnq il confine è labile, basti guardare i violinisti del recente passato o anche quelli ancora in vita.
secondo me loro avevano una piccola componente lasciata al caso che veniva affidata al linguaggio e quindi anche alle soluzioni tecniche tipiche di ciascuno. personalmente preferisco ascoltare violinisti con questo tipo di approccio e preferisco anche questo tipo di prevedibiltà piuttosto che sentire due volte un pezzo uguale, per quanto bellissimo.
a quali interpreti italiani ti riferivi come esempio ?



"Non ho bisogno di consigli sull'archetto perchè ho comprato assieme al violino un libricino che spiega tutto su come manovrarlo."
11/05/2008 18:30
 
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uhm no...ogni espressione deve essere studiata e calcolata nel dettaglio...all'interno di un pezzo ci sono delle cose che per motivi ben definiti non cambieranno mai, a meno che l'interprete non decide di riduscuterle, ma ogni fraseggio deve essere stabilito e studiato pensando a punto e velocità dell'arco ecc ecc...ovvio che in esecuzione uno si lascerà andare e cambierà SEMPRE qcs, tipo il tempo musicale o anche il modo di fare un fraseggio determinato, garantendo l'unicità e irripetibilità del momento esecutivo

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11/05/2008 18:45
 
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secondo voi uno come Ughi dei tempi d'oro era tutto calcolato al millesimo?




11/05/2008 18:57
 
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ahahhahahahahaa no assolutamente no, infatti non lo prenderei come esempio. :d

sono sicuro che nonostante tutti i calcoli anche il tuo bel belga in concerto si lasci andare, cmq.

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11/05/2008 23:49
 
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e Pollini per i pianisti? anche lui è di vecchia generazione come Ughi,
che ci dicono i pianisti di Pollini? suona superbene ancora...



"Non ho bisogno di consigli sull'archetto perchè ho comprato assieme al violino un libricino che spiega tutto su come manovrarlo."
12/05/2008 16:44
 
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quello che conta alla fine per me è il risultato.

Se ci si arriva alla "horowitz" o alla "ciccolini" (per prendere 2 opposti), poco importa.



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12/05/2008 23:30
 
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si volodya interessante ma spiegala la differenza fra i due non siamo tutti pianisti grazie al cielo



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13/05/2008 13:10
 
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Re:
clausci, 12/05/2008 23.30:

si volodya interessante ma spiegala la differenza fra i due non siamo tutti pianisti grazie al cielo




Beh la differenza è ovviamente l'argomentazione del topic:
Un Horowitz, che aveva una musicalità, innata e ben poco di studiato a tavolino (tant'è che le sue interpretazioni degli stessi pezzi hanno sempre un carattere diverso) e Ciccolini che rappresenta l'attenzione ad ogni minimo particolare, un lavoro macchinoso e rifinito, arrivano entrambi, seppur in modo diverso, ad un risultato artistico eccelso.



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13/05/2008 14:48
 
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cmq non credo si possa identificare l'ispirazione con l'espressività, sono due cose diverse.
[Modificato da Gutte 13/05/2008 14:49]

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13/05/2008 17:51
 
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Re:
Gutte, 13/05/2008 14.48:

cmq non credo si possa identificare l'ispirazione con l'espressività, sono due cose diverse.




L'ispirazione non porta all'espressività?



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non sempre. posso ispirarmi come un forsennato ma non è detto che riesca a ESPRIMERE il contenuto di questa ispirazione.

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14/05/2008 00:06
 
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Re:
Gutte, 13/05/2008 19.05:

non sempre. posso ispirarmi come un forsennato ma non è detto che riesca a ESPRIMERE il contenuto di questa ispirazione.



nel senso che se è un'ispirazione da 4 soldi, non serve a niente ispirarsi.



per fare un riassunto, finora abbiamo ricevuto tre risposte discordanti alla domanda che qui riformulo: ma anche l'espressività si deve calcolare?


- clausci: no, bisogna lasciare un piccolo margine di libertà differente dalla personalità musicale di ogni artista: questo garantisce l'unicità dell'interpretazione

- margutte: assolutamente tutto calcolato, ma è chiaro che ti lascerai un po' andare e non suonerai sempre uguale

-volodya: l'importante è il risultato, e non come lo si raggiunge


aspetto altre opinioni
[Modificato da Samucito 14/05/2008 00:08]



14/05/2008 00:35
 
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io sono ovviamente per il preparare le scelte musicali a tavolino (altrimenti sarei un anarchico) e studiare bene. quello che intendevo è che per me non c'è bisogno di sindacare sulla frequenza in hertz di ogni singolo vibrato e sui millimetri di arco spesi in ogni santa nota come molti dei grandi maestri tendono a fare... la domanda era se per suonare a grandi livelli c'è proprio questa necessità oppure se si può essere più naturali e spontanei



14/05/2008 00:51
 
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no, ragazzi dai non si può calcolare al 100 per cento TUTTO....questa è roba da cinesini e giapponesi
quoto in pieno samucito.....lasciare almeno il 15 per cento alla libertà che deriva dalla "magia" del palco, dall' intesa musicale che si crea, dal contesto....

vabbè poi fraseggi, chiusure, appoggiature e altro è una altra cosa e sono d'accordo che va preparato ma non bisogna essr statici su di una cosa
le cose statiche sono cose morte e fetide (l'acqua che ristagna puzza)
14/05/2008 00:54
 
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Re:
Barocchista, 14/05/2008 0.51:

no, ragazzi dai non si può calcolare al 100 per cento TUTTO....questa è roba da cinesini e giapponesi
quoto in pieno samucito.....lasciare almeno il 15 per cento alla libertà che deriva dalla "magia" del palco, dall' intesa musicale che si crea, dal contesto....

vabbè poi fraseggi, chiusure, appoggiature e altro è una altra cosa e sono d'accordo che va preparato ma non bisogna essr statici su di una cosa
le cose statiche sono cose morte e fetide (l'acqua che ristagna puzza)



ORA VA', E DIFFONDI IL VERBO
[Modificato da Samucito 14/05/2008 00:59]



14/05/2008 12:46
 
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vabe ma io a titolo di opinione posso essere d accordo con tutti e soprattutto con volodya che taglia corto e dice che l importante è il risultato, è vero questo, Ma la cosa interessante di questo topic è proprio constatare le differenze di formazione a cosa portano, se su 100 giapponesini perfetti uno è anche espressivo o se su 100 italiani imperfetti ma bravi cmnq 50 se la cavano con l espressività, tutto bello ma sbagliano la notina su un concerto... chi ci guadagna? ( non lo do per vero è un ipotesi...e cmnq gli italiani se non guadagnano ci sono abituati ) ovvio che io sono italiano e tiro l acqua al mio mulino, anche per una questione di gusto personale...(a parte che certi giapponesi o asiatici sono bestie anche espressivamente ma vabe dico in generale...)
insomma si io..credo sia meglio un musicista con personalità, pero c è da dire che i giapponesi sfornano perfezione si, macchine si, ma se poco poco uno è anche espressivo rompe il c**o a parecchi dei nostri .. o sbaglio?



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14/05/2008 13:42
 
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continuo a non capire perché vi ostinate a pensare così: calcolato=macchina, ispirato dal Divino=espressivo. Se io calcolo quello che sto suonando lo faccio proprio per una maggiore espressività, non perché sono un matto che ha bisogno di tante certezze per vivere.

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20/05/2008 08:12
 
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siamo ad un punto morto. a me non piace il calcolo spasmodico di ogni singola arcata, di ogni singolo rallentato stabilito a tavolino. in molti casi per me è la ricerca sonora che ti porterà con naturalezza a stabilire ogni cosa: in pratica il processo inverso



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