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William Walton e Ralpf Vaughan Williams

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2008 11:29
24/02/2008 19:13
 
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Parliamo di questo grande compositore inglese, che passò dal jazz al neoclassicismo stravinskiano, scrisse una Prima sinfonia fra le più belle della storia, poi ripiegò per anni su uno stile più tradizionale, d'impronta vagamente sibeliana, fino ad interessarsi, in tarda età, di serialismo con il Concerto per violoncello e la Seconda sinfonia. Nel suo percorso vorace, non rinunziò nemmeno alla musica da film, regalandoci perle poi passate al repertorio sinfonico come lo "Spitfire" Preludio e Fuga.
In questo eclettismo, in questo suo cercar di temperare il gusto della sperimentazione con un tradizionalismo da buon inglese, mi ricorda da vicino un altro grande compositore inglese del '900, Vaughan Williams, che scrisse una Romanza per armonica a bocca, nonché partiture per complessi bandistici e per orchestre di dilettanti. Anche Ralphy, inoltre, fu eclettico: s'interessò di canto popolare britannico e di musica antica, fece sua certa severità contrappuntistica e certo neoclassicismo di Hindemith, ma utilizzò perlopiù una tavolozza orchestrale di evidente derivazione francese (ma a volte preferì un'austerità timbrica stravinskiana: cori a cappella, soli archi, ecc.) E' un po' come comparare Giorgio De Chirico con Alberto Savinio.
Dedicherò il prossimo post a RVW (adesso il tempo mi sta per finire). Alla spicciolata, la differenza più evidente fra i due risiede nella nitidezza del tratto di Walton, che si contrappone al tratto sfocato di Ralph Vaughan Williams. Non m'interessa sapere chi dei due si preferisce, vorrei che postassimo, a ruota libera, le nostre opinioni, impressioni ecc. su questi due compositori, cercando di far venire fuori a poco a poco somiglianze e differenze, in un'indagine sulla musica inglese, sui suoi rapporti con la tradizione europea (ma anche sulle sue analogie, forse casuali, con la musica americana, come una volta, altrove, notò Sarlatàn), partendo dal presupposto che l'Inghilterra musicale non poteva fare a meno di nessuno dei due.
Ho preferito concentrarmi su questi due autori e non estendere il discorso anche, per esempio, a Britten, sia perché quest'ultimo lo conosco di meno, sia perché ritengo che sia meglio focalizzare prima questi due compositori e poi passare oltre. Credo che essi siano infatti le "punte eccelse" di una tradizione che, passando per Elgar, arriva fino a loro, e che la nuova generazione raccolga quest'eredità aprendo un nuovo capitolo (faccio un esempio: l'interesse di Britten per l'antica musica inglese, più sistematico e rigoroso -e meno creativo- di quello di RVW, ma che forse senza RVW non ci sarebbe stato).
Naturalmente, se non siete d'accordo su quest'assunto di partenza, potete tirarmi i pomodori in faccia. [SM=g8119]
27/02/2008 11:29
 
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Quando qualcuno mi chiede "com'è" Vaughan Williams, per semplificare io dico che è "un misto di Respighi e di Sibelius". Ovviamente si tratta di una semplificazione feroce, che non si riferisce ad ascendenze effettive, ma solo all' "atmosfera" della sua musica. Non sarà stato i lcompositore più profondo o più innovativo del Novecento, ma di sicuro è stato geniale: ha raccolto dai francesi la strabiliante tavolozza timbrica, conferendole però un carattere più scuro e appropriatamente "British"; dalle coeve scuole nazionali ha mutuato l'attenzione verso il canto popolare, sapendone sfruttare il carattere modale per produrre particolari effetti; ha "colto nell'aria" la rivalutazione del Barocco, usandone anche le forme nelle sue composizioni (la Partita, il Concerto grosso), e s'è spinto indietro fino alla musica rinascimentale, che gli ha ispirato quel capolavoro che è la "Fantasia su un tema di Thomas Tallis"; in quest'opera di rivalutazione dell'antico, ha aperto la strada a Britten, che all'antico si dedicherà in modo più rigoroso ma forse meno creativo.
Dal Neoclassicismo ha ripreso l'amore per le nitide architetture musicali (le nove Sinfonie, i Quartetti); ma ha saputo anche concedersi delle divagazioni nello spirito della "Gebrauchsmusik" con la "Romanza per armonica a bocca e orchestra" e nei pezzi per banda o per complessi di dilettanti. Sull'esempio di Stravinsky, questo stregone del timbro s'è cimentato con organici strumentali e vocali monocromi, come orchestre d'archi e cori a cappella, sfruttandone tutte le risorse di colore o eludendo il problema del timbro in un primitivismo severo e affascinante.
Questo grande Preraffaellita della musica, che apparentemente ha sfoggiato un "Anch'io, anch'io!" da dilettante, vantava in realtà una severa preparazione accademica, da cu iaveva tratto fra l'altro una completa scienza del contrappunto. Lungi dall'essere uno sperimentatore "mordi e fuggi", impresse su ogni lavoro il sigillo d'un personalissimo stile, ch'era inglese quant'è russa la musica di Prokof'ev, Musorgskij, Shostakovich (ovviamente il paragone vale solo per il carattere nazionale e non intende comparare l'importanza storica e artistica di compositori tanto diversi fra loro).
A voi la parola [SM=g8265]
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