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Filologia o non filologia? Questo è il dilemma

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2008 11:23
16/02/2008 20:39
 
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Filologia si o filologia no? e perchè? a voi la parola.
16/02/2008 21:01
 
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Filiazione del topic "criterio - non criterio"? [SM=g8331]

A questo punto è necessario... [SM=g8226]


Filologia sì, senza dubbio. Perchè? Ma cavolo, serve la conoscenza per suonare bene un pezzo.Ovvio. Se poi sia l'unico criterio interpretativo, non oso pronunciarmi. Personalmente ho già troppi problemi con le note, chiunque suona "senza errori" per me è un genio...








“Non guardare la pubblicità sarebbe come imbrogliare la televisione ”

- Homer Simpson alla sua famiglia
16/02/2008 21:19
 
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aiutociinvadono, 16/02/2008 21.01:

Filiazione del topic "criterio - non criterio"? [SM=g8331]

A questo punto è necessario... [SM=g8226]


Filologia sì, senza dubbio. Perchè? Ma cavolo, serve la conoscenza per suonare bene un pezzo.Ovvio. Se poi sia l'unico criterio interpretativo, non oso pronunciarmi. Personalmente ho già troppi problemi con le note, chiunque suona "senza errori" per me è un genio...



Ho aperto questo topic così nell'altro si rimane in tema...

Secondo me dev'esserci la giusta via di mezzo, come dici tu, se deve essere l'unico criterio interpretativo allora no...e neanche chi si prende troppe libertà che vanno contro le indicazioni dell'autore.
16/02/2008 23:40
 
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Premetto che ho grosse difficoltà ad affrontare questa questione, perchè non sento di averla risolta per niente.

Al momento la mia opinione è che non c'è nessuna necessità dell'incisione "filologica". Quello che io trovo poco sensato è pretendere di ricostruire una prassi esecutiva ed interpretativa a tavolino, per di più 300 anni dopo. E' inutile illuderci, le orecchie di qualsiasi persona che oggi si occupa di filologia avranno sentito musica classica, romantica, dodecafonica finanche probebilmente musica leggera. Non possono avere la stessa percezione delle cose che aveva una persona del XVII-XVIII sec. La ricostruzione fatta verrebbe irremediabilmente invalidata da tutte queste cose. Per di più, anche ammesso che ciò sia possibile, nessuno ci garantirà quell'oggettività e quella fedeltà assoluta al testo ricercata. Ma io non vedo in questo un fattore negativo, nè tanto meno un limite. La musica si differenzia dalle altre arti proprio per il fatto di avere almeno un intermediario tra l'artista che la produce e chi ne fruisce. Voler eliminare questo passaggio significherebbe, a mio avviso, cercare di impoverire la musica, oltre ad essere pressocchè impossibile.

In questo senso non vado assolutamente alla ricerca di esecuzioni filogiche, ma semplicemnte di "interpretazioni". E' chiaro che ci vuole un minimo di cognizion di causa e soprattutto di buon gusto, ma se in una musica x è insita una componente fortemetne lirica, pur essendo magari stata scritta nel '700, non vedo perchè l'interprete non possa tirarla fuori con la proprio sensibilità di uomo moderno.

Il problema principale che trovo è stabilire la legittimità di eseguire le composizioni di dari periodi su strumenti mdoerni invece. Accettare la possibilità di usare uno strumento diverso da quello originario vuol dire poi dover accettare qualsiasi trascrizione (mi vengono in mente a riguardo quelle obbrobriosse esecuzioni su chitarra elettrica dei capricci di paganini [SM=g8273] ). Insomma, a questo punto, il problema che pongo perchè non sono in grado di risolverlo è: lo strumento va considerato come un semplice mezzo, che può anche variare, o è fondamentale?
[Modificato da Yehudi89 16/02/2008 23:55]


---------------------------------------------
Insomma, è tremendamente difficile parlare di musica. Io mi lascio ancora catturare dall’emozione della musica. E se qualcosa mi emoziona o mi dà allegria, sono contento. (Dmitrij Dmitrievic Shostakovic 17/10/1965)
17/02/2008 00:35
 
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per la cosa degli strumenti... il punto è che, non me ne vogliano gli arpsicordisti, ma il pianoforte è uno "sviluppo" dei vari arpsicordi, fortepiani vari, invece una chitarra elettrica non è lo sviluppo del violino. il violino esiste ancora (piu o meno) come esisteva centinaia di anni fa. dico piu o meno per via di tutta quella solfa sui violini barocchi, archi barocchi.. ma più o meno è lo stesso.
altro esempio arpsicordo-piano lo possiamo fare con liuto-chitarra classica, che infatti si usa tranquillamente per eseguire pezzi per liuto. quindi è per comodità che i pezzi per liuti, arpssicordi, cose cosi, si facciano su piano, chitarra etc.. proprio perchè quegli strumenti non sono più diffusi e non li suona più nessuno (si ok in pochissimi). è tutta questione di comodità
----------

nella mia bocca c'è un party dove vomitano tutti
17/02/2008 01:20
 
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Re:
Yehudi89, 16/02/2008 23.40:

Premetto che ho grosse difficoltà ad affrontare questa questione, perchè non sento di averla risolta per niente.

Al momento la mia opinione è che non c'è nessuna necessità dell'incisione "filologica". Quello che io trovo poco sensato è pretendere di ricostruire una prassi esecutiva ed interpretativa a tavolino, per di più 300 anni dopo. E' inutile illuderci, le orecchie di qualsiasi persona che oggi si occupa di filologia avranno sentito musica classica, romantica, dodecafonica finanche probebilmente musica leggera. Non possono avere la stessa percezione delle cose che aveva una persona del XVII-XVIII sec. La ricostruzione fatta verrebbe irremediabilmente invalidata da tutte queste cose. Per di più, anche ammesso che ciò sia possibile, nessuno ci garantirà quell'oggettività e quella fedeltà assoluta al testo ricercata. Ma io non vedo in questo un fattore negativo, nè tanto meno un limite. La musica si differenzia dalle altre arti proprio per il fatto di avere almeno un intermediario tra l'artista che la produce e chi ne fruisce. Voler eliminare questo passaggio significherebbe, a mio avviso, cercare di impoverire la musica, oltre ad essere pressocchè impossibile.

In questo senso non vado assolutamente alla ricerca di esecuzioni filogiche, ma semplicemnte di "interpretazioni". E' chiaro che ci vuole un minimo di cognizion di causa e soprattutto di buon gusto, ma se in una musica x è insita una componente fortemetne lirica, pur essendo magari stata scritta nel '700, non vedo perchè l'interprete non possa tirarla fuori con la proprio sensibilità di uomo moderno.

Il problema principale che trovo è stabilire la legittimità di eseguire le composizioni di dari periodi su strumenti mdoerni invece. Accettare la possibilità di usare uno strumento diverso da quello originario vuol dire poi dover accettare qualsiasi trascrizione (mi vengono in mente a riguardo quelle obbrobriosse esecuzioni su chitarra elettrica dei capricci di paganini [SM=g8273] ). Insomma, a questo punto, il problema che pongo perchè non sono in grado di risolverlo è: lo strumento va considerato come un semplice mezzo, che può anche variare, o è fondamentale?



Personalmente credo che la volontà di attenersi filologicamente allo strumento dell'epoca sia tutto tranne che un problema: i materiali che esistevano all'epoca, esistono tutt'ora, e si possono benissimo ricostruire quegli stessi strumenti anche tutt'oggi, volendo, con i medesimi materiali (forse addirittura anche più facilmente!). Percui credo che i veri problemi di natura filologica riguardino tutt'altro...

17/02/2008 02:19
 
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Io credo che la filologia sia attenersi alle indicazioni dell'autore invece che quelle che spesso hanno messo traviando tutto i revisori o li editori, spesso queste scelte non d'autore si trovano anche nei testi urtext...
17/02/2008 02:40
 
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che senso ha portare una prassi esecutiva di 100 anni fa oggi???

la musica è in continua evoluzione, l'essere filologici a tutti i costi è un moto retrogrado dell'evoluzione.



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17/02/2008 02:47
 
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Re:
volodya, 17/02/2008 2.40:

che senso ha portare una prassi esecutiva di 100 anni fa oggi???

la musica è in continua evoluzione, l'essere filologici a tutti i costi è un moto retrogrado dell'evoluzione.



Non è questione di prassi esecutiva, la tua domanda distoglie dall'ottica centrale: la sacrosanta volontà del compositore. Una partitura niente altro è che la volontà del compositore.
Qualora si scegliesse di andare contro tale volontà, legittimissimo farlo, purchè si motivi la scelta. L'ascoltatore ne trae poi le conclusioni
17/02/2008 02:53
 
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Re: Re:
Aldeide, 17/02/2008 2.47:



Non è questione di prassi esecutiva, la tua domanda distoglie dall'ottica centrale: la sacrosanta volontà del compositore. Una partitura niente altro è che la volontà del compositore.
Qualora si scegliesse di andare contro tale volontà, legittimissimo farlo, purchè si motivi la scelta. L'ascoltatore ne trae poi le conclusioni




giusto: l'ascoltatore trae le conclusioni, è l'ascoltatore che usufruisce della musica.

se si pensa ad una esecuzione, il compositore vi collabora in maniera indiretta, molto prima vengono l'interprete e l'ascoltatore.



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17/02/2008 09:41
 
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la questione principale, quella aperta da yehudi prima che sparasse quella cavolata sulle chitarre elettriche, è la perdita di un'interpretazione personale a favore di una scelta interpretativa più oggettiva basata sui criteri della filologia (le regole che si studiano sui trattati musicali dell'epoca)

io penso che non esista più di tanto questo problema: gli unici parametri obiettivi riguardano l'esecuzione dei trilli e tutte quelle cose tipo il vibrato più lento, il fatto di suonare tutto in prima posizione con le corde vuote e le messe di voce nelle note lunghe.
cioè riguardano un po' più la tecnica personale, ma non in maniera assoluta e definitiva.
le scelte interpretative riguardano il direttore oppure vabbè i singoli strumentisti se in formazioni più piccole... in definitiva a me non pare proprio che le esecuzioni filologiche siano tutte l'una la fotocopia dell'altra... ognuno ha la propria individualità.

riguardo la questione sugli strumenti dell'epoca, penso che sia abbastanza una cavolata. se si vuole riprodurre il suono originale basta montare le corde di budello e un ponticello un po' più fino e basso e il gioco è fatto. senza andare a spendere miliardi per comprarsi un gasparo da salò che manco suona.

ps. per fry: in italiano si dice clavicembalo, madame
[Modificato da Samucito 17/02/2008 09:47]



17/02/2008 10:01
 
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fry: ma più o meno è lo stesso.



Il problema è proprio il più o meno. Non vorrei sembrare ozioso, però se uno ci pensa, visto che non stiamo discutendo del nostro gusto, ma di un approccio più o meno giusto in base a criteri che si presumono oggettivi, una volta che accettiamo di discostarci dall'idea dell'autore in merito allo strumento, cosa conta che questo distacco sia minimo o enorme? Comunque, in nessuno dei casi sarà quello che l'autore voleva.



Kreisler87: Io credo che la filologia sia attenersi alle indicazioni dell'autore invece che quelle che spesso hanno messo traviando tutto i revisori o li editori, spesso queste scelte non d'autore si trovano anche nei testi urtext...



Quoto


samucito: la questione principale, quella aperta da yehudi prima che sparasse quella cavolata sulle chitarre elettriche, è la perdita di un'interpretazione personale a favore di una scelta interpretativa più oggettiva basata sui criteri della filologia (le regole che si studiano sui trattati musicali dell'epoca)

io penso che non esista più di tanto questo problema: gli unici parametri obiettivi riguardano l'esecuzione dei trilli e tutte quelle cose tipo il vibrato più lento, il fatto di suonare tutto in prima posizione con le corde vuote e le messe di voce nelle note lunghe.
cioè riguardano un po' più la tecnica personale, ma non in maniera assoluta e definitiva.



Che io sappia si pretende anche di fraseggiare in un modo piuttosto che in un altro, inserire o meno delle indicazioni di agogica, sulla base dei trattati. E questo mi pare poco serio. Pensa a quanto è complicato discutere per iscritto su una qualsiasi questione interpretativa, senza poter "far sentire" all'altro quello che si intende. E ,se discutiamo io e te,almeno l'interlocutore può rispiegare quello che intendeva in modo diverso, per risultare più chiaro. Il trattato, invece, sarà sempre uguale a sè stesso.


samucito: senza andare a spendere miliardi per comprarsi un gasparo da salò che manco suona



Il problema è proprio questo: se il compositore x aveva in mente il gaspare da salò che manco suona, perchè noi dobbiamo arrogarci il diritto di usare uno strumento che suoni?

Ci tengo a precisare che non voglio nella maniera più assoluta difendere quelle pessime trascrizioni per strumenti amplificati, chessò tipo il trillo del diavolo della Mae. Quella che sto facendo è un'astrazione, un ragionamento teorico che però non mi sembra sterile. O noi accettiamo l'idea di dover suonare sullo strumento di cui x disponeva e la portiamo avanti fino in fondo, oppure dobbiamo accettare qualsiasi cosa. Il mio problema, è proprio di voler accettare le esecuzioni su strumenti moderni senza accettare tutto il resto.
[Modificato da Yehudi89 17/02/2008 10:04]


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Insomma, è tremendamente difficile parlare di musica. Io mi lascio ancora catturare dall’emozione della musica. E se qualcosa mi emoziona o mi dà allegria, sono contento. (Dmitrij Dmitrievic Shostakovic 17/10/1965)
17/02/2008 10:17
 
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Re:
Yehudi89, 17/02/2008 10.01:



Che io sappia si pretende anche di fraseggiare in un modo piuttosto che in un altro, inserire o meno delle indicazioni di agogica, sulla base dei trattati. E questo mi pare poco serio. Pensa a quanto è complicato discutere per iscritto su una qualsiasi questione interpretativa, senza poter "far sentire" all'altro quello che si intende. E ,se discutiamo io e te,almeno l'interlocutore può rispiegare quello che intendeva in modo diverso, per risultare più chiaro. Il trattato, invece, sarà sempre uguale a sè stesso.



la questione del poco serio non sussiste, visto che queste indicazioni agogiche fantasma in realtà all'epoca facevano parte della prassi e quindi non era necessario che venissero inserite nelle partiture.




Il problema è proprio questo: se il compositore x aveva in mente il gaspare da salò che manco suona, perchè noi dobbiamo arrogarci il diritto di usare uno strumento che suoni?

Ci tengo a precisare che non voglio nella maniera più assoluta difendere quelle pessime trascrizioni per strumenti amplificati, chessò tipo il trillo del diavolo della Mae. Quella che sto facendo è un'astrazione, un ragionamento teorico che però non mi sembra sterile. O noi accettiamo l'idea di dover suonare sullo strumento di cui x disponeva e la portiamo avanti fino in fondo, oppure dobbiamo accettare qualsiasi cosa. Il mio problema, è proprio di voler accettare le esecuzioni su strumenti moderni senza accettare tutto il resto.



ma tu parli di integralismo... per me esistono una miriade di possibili compromessi che possano andare bene senza che il compositore si rivolti nella tromba. ricordati che l'interprete è ben diverso dal compositore, ma questa questione è affrontata nell'altro topic (dove per una volta mi trovo d'accordo con quello che dice volodya)




17/02/2008 11:09
 
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Re: Re:

la questione del poco serio non sussiste, visto che queste indicazioni agogiche fantasma in realtà all'epoca facevano parte della prassi e quindi non era necessario che venissero inserite nelle partiture.


Esatto, e noi questa prassi oggi, 300 anni dopo, da dove ce la ricaviamo?


ma tu parli di integralismo... per me esistono una miriade di possibili compromessi che possano andare bene senza che il compositore si rivolti nella tromba. ricordati che l'interprete è ben diverso dal compositore, ma questa questione è affrontata nell'altro topic (dove per una volta mi trovo d'accordo con quello che dice volodya)



Io non parlo per integralismo, sai benissimo che io ho sempre ascoltato musica barocca al pianoforte o sul violino moderno in incisioni che tu stesso mi dici improponibili (il mio nick e l'avatar mi sembrano eloquenti), ripeto la mia è un'astrazione. Da dove nasce il bisogno della filologia? Dalla volontà di essere fedeli all'idea dell'autore. Allora, nel momento in cui decidiamo che è necessaria quesa fedeltà, perchè poi possiamo prenderci una licenza sullo strumento?
A me sembra molto più grave usare uno strumento diverso da quello indicato che, magari, usare quello indicato con la propria sensibilità di uomo del XXI secolo.

Il fatto poi che il compositore non si debba rivoltare nella tomba è proprio inutile, magari a lui sarebbe piaciuto anche di più sullo strumento moderno e suonato in un'altra maniera. Ma il problema è che qui (almeno io) non stiamo discutendo di gusto, ma di giusto [SM=g8310]
[Modificato da Yehudi89 17/02/2008 11:10]


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Insomma, è tremendamente difficile parlare di musica. Io mi lascio ancora catturare dall’emozione della musica. E se qualcosa mi emoziona o mi dà allegria, sono contento. (Dmitrij Dmitrievic Shostakovic 17/10/1965)
17/02/2008 11:30
 
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Re:
Samucito, 17/02/2008 9.41:


ps. per fry: in italiano si dice clavicembalo, madame



hai subito una lobotomia durante la notte?
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nella mia bocca c'è un party dove vomitano tutti
17/02/2008 11:56
 
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auhauaha ci mancava solo lo slogan.
riguardo la prassi ti rimando ai trattati di cui sopra. ci sono dei manuali dell'epoca che ti spiegano come impugnare l'arco, come fare i trilli come vibrare e tutto il resto (uno molto consigliato sul violino è quello di leopold mozart) dove oltre che di tecnica si parla molto anche di esecuzione. poi penso che ci sia stata una ricerca musicologica partita da molto prima del periodo barocco, cioè non è roba campata in aria.


Da dove nasce il bisogno della filologia? Dalla volontà di essere fedeli all'idea dell'autore.



non necessariamente. il trillo fatto con l'appoggiatura della nota superiore sta bene anche sul violino moderno e sul pianoforte. se io ascolto menuhin che fa bach, lo apprezzo unicamente per la sua espressività e nient'altro, ma non mi sognerei mai di prenderlo come riferimento oggi come oggi.
la verità è che da metà '800 fino a 50 anni fa per diverse ragioni le caratteristiche della musica barocca sono andate perse a favore di una diversa sensibilità. ma oggi stanchi di nuovo di queste poderose interpretazioni si è tornati alla ricerca di un flavour più raffinato ed elegante tipico del tempo, e che effettivamente quell'appoggiatura dissonante e quelle messe di voce non sono così terribili come credevano nel primo '900.

a mio parere non vedo la necessità di questo integralismo di cui parli (oltre che una trovata commerciale) e quindi non so risolverti il quesito



17/02/2008 11:58
 
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Re: Re: Re:
Yehudi89, 17/02/2008 11.09:


la questione del poco serio non sussiste, visto che queste indicazioni agogiche fantasma in realtà all'epoca facevano parte della prassi e quindi non era necessario che venissero inserite nelle partiture.


Esatto, e noi questa prassi oggi, 300 anni dopo, da dove ce la ricaviamo?


ma tu parli di integralismo... per me esistono una miriade di possibili compromessi che possano andare bene senza che il compositore si rivolti nella tromba. ricordati che l'interprete è ben diverso dal compositore, ma questa questione è affrontata nell'altro topic (dove per una volta mi trovo d'accordo con quello che dice volodya)



Io non parlo per integralismo, sai benissimo che io ho sempre ascoltato musica barocca al pianoforte o sul violino moderno in incisioni che tu stesso mi dici improponibili (il mio nick e l'avatar mi sembrano eloquenti), ripeto la mia è un'astrazione. Da dove nasce il bisogno della filologia? Dalla volontà di essere fedeli all'idea dell'autore. Allora, nel momento in cui decidiamo che è necessaria quesa fedeltà, perchè poi possiamo prenderci una licenza sullo strumento?
A me sembra molto più grave usare uno strumento diverso da quello indicato che, magari, usare quello indicato con la propria sensibilità di uomo del XXI secolo.

Il fatto poi che il compositore non si debba rivoltare nella tomba è proprio inutile, magari a lui sarebbe piaciuto anche di più sullo strumento moderno e suonato in un'altra maniera. Ma il problema è che qui (almeno io) non stiamo discutendo di gusto, ma di giusto [SM=g8310]



uhm, yehudi io come te apprezzo molto le incisioni di menhuin, non ci vedo niente di male nelle sue sonate e partite anzi per me è grande musica , pero ammettiamolo, finche è bach è grande musica, ma haendel , corelli, tartini , vivaldi suonati con un vibrato della madonna e alla romantica il piui delle volte rompono davvero le palle, per quel che riguarda il mio gusto ci sono delle rarissime eccezioni vedi il video di enescu della folia da te postato, ma riconosco che NON è corelli inteso come andrebbe suonato insomma li enescu se la piglia larga la licenza poetica, a me piace ma perche a me della filologia me ne sbatte in questi casi.
il problema è questo, non è un fatto di giusto invece ma un fatto di gusto secondo me, perche finche si suonava haendel alla romantica la prassi era quella, pero qualcuno mi dice che gia allora non lo poteva soffrire che so haendel o vivaldi, mentre poi con la filologia alcuni degli aspetti che facevano grande quella musica sono stati valorizzati, ho detto alcuni non tutti, meglio di niente no?





"Non ho bisogno di consigli sull'archetto perchè ho comprato assieme al violino un libricino che spiega tutto su come manovrarlo."
17/02/2008 12:00
 
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Re: Re:
Fry., 17/02/2008 11.30:



hai subito una lobotomia durante la notte?




ah scusa...

in italiano si dice clavicembalo, monsieur



17/02/2008 12:29
 
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Re: Re: Re:
Samucito, 17/02/2008 12.00:




ah scusa...

in italiano si dice clavicembalo, monsieur



ma smettila di fare il finto tonto, lo sai benissimo che mi diverte chiamarlo arpsicordo.

tornando al topic, io non sono una patita della filologia ma neanche dell'interpretazione troppo libera, il video di cui parla clausci (che invito a ripostarlo, dato che io non lo trovo più) lo trovavo un po' eccessivo, enescu è bravo e suona bene ma quello non è corelli, preferisco versioni più "barocche" non per amore di filologia, ma perchè è troppo stravolto e perde un po' ciò che di bello ha corelli, raffinatezza, eleganza, chiarezza, "semplicità".
avete mai sentito perlman che suona la follia di corelli? cioè pare che stia suonando il solito pezzetto da schindler's list, terribile tutto con degli uaa uaa e un vibrato che coinvolge un'ottava.
va bene l'interpretazione e va bene anche aedguarla alla sensibilità più moderna (il trillo di tartini fatto da oistrach, sebbene sia tutto tranne che filologico, non è eccessivo, anzi è una delle migliori esecuzioni che abbia sentito). quindi.. va bene tutto ma con moderazione. non si può suonare allo stesso modo corelli e un tango, come fa pirlman, ops perlman, altrimenti samucito mi corregge [SM=g8360]
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Ecco il link del video di Enescu:

musicaclassica.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=...

Per quanto rigaurda Enescu è chiaro che la sua è una interpretazione lontanissima dal gusto barocco, però io trovo meraviglioso che in quelle stesse patacche lui riesca a trovarci e farci sentire questo, senza per questo svalutare l'esecuzione limpida, elegante etc di un'interprete più fedele. Sono due letture diverse, e secondo me in questo non c'è niente di male, nè in un senso che nell'altro.
Perlman [SM=g8362] ,invece, mi pare molto equilibrato, non credo che stravolga così tanto il testo, però torno a ripetere che se impostiamo la discussione così sarà sempre soggetta all'arbitrio di ognuno di noi e quindi varrà la massima "de gustibus non est disputandum".


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